Nel giugno del 1902 il centro di Milano fu attraversato da un corteo di bambine. Cantavano l’inno dei lavoratori e marciavano verso la Camera del Lavoro. Erano le cosiddette “piscinine”, che in dialetto milanese vuol dire semplicemente le “piccoline”: ragazze, anzi bambine, che lavoravano come apprendiste presso le sarte e sartine della città. La più piccola aveva solo sei anni e la più grande appena quattordici e la loro infanzia, ben lontana da quella che potremmo immaginarci oggi, era spesa in un lavoro estenuante e malpagato, in ambienti insalubri e sotto la costante minaccia di abusi e sfruttamento.
Il loro fu il primo sciopero minorile della storia d’Europa.
Queste minuscole creature combatterono contro i giganti del loro tempo. E il loro coraggio, la loro ingenua determinazione ottennero infine una vittoria inimmaginabile, segnando una pietra miliare nella lotta per i diritti del lavoro.
Una storia dimenticata, che merita di essere riportare alla luce, raccontata come una favola in cui poesia e ironia si mescolano esattamente come nella voce delle bambine.
Nessuno oggi si ricorda più chi erano le piscinine.Come nessuno più si immagina la durezza e la miseria del mondo in cui esse vivevano.
È una di quelle vicende di cui il tempo ha coperto le tracce. Di loro si conoscono solo pochi nomi e alcune frasi raccolte dai giornali dell’epoca.Eppure la loro storia ci parla in modo diretto e potente.
Forse perché le violente ingiustizie e le brucianti diseguaglianze del loro tempo sembrano prefigurare quelle verso cui sta andando il nostro. O forse perché il loro sciopero ci racconta che nessun diritto si conquista o si difende senza rischiare, senza mettersi in gioco, e che la strada per la democrazia è uno sforzo costante in cui non ci si può tirare indietro.
Allora narrare l’epopea di quelle anonime bambine, di quella piccola crociata persa tra le righe della grande storia, non è solo un curioso aneddoto, ma diventa una necessità.
Fermarci a osservare ciò che avveniva 120 anni fa non serve solo a capire il presente: ci insegna a costruire il futuro.
Una storia che vogliamo ricostruire soprattutto portando alla luce la vita di quelle piccole donne a cui, oltre agli altri, era stato portato via anche il diritto a essere bambine, e che hanno trovato nella comune solidarietà e nella lotta un riscatto umano e sociale.