LO SCIOPERO DELLE BAMBINE

l'eroicomica impresa del 1902

regia Enrico Messina
con Rossana Mola, Rita Pelusio
testi e drammaturgia Domenico Ferrari
disegno luci e scena in via di definizione
audio design in via di definizione
costumi in via di definizione
produzione PEM Habitat Teatrali

Nel giugno del 1902 il centro di Milano fu attraversato da un corteo di bambine. Cantavano l’inno dei lavoratori e marciavano verso la Camera del Lavoro. Erano le cosiddette “piscinine”, che in dialetto milanese vuol dire semplicemente le “piccoline”: ragazze, anzi bambine, che lavoravano come apprendiste presso le sarte e sartine della città. La più piccola aveva solo sei anni e la più grande appena quattordici e la loro infanzia, ben lontana da quella che potremmo immaginarci oggi, era spesa in un lavoro estenuante e malpagato, in ambienti insalubri e sotto la costante minaccia di abusi e sfruttamento.
Il loro fu il primo sciopero minorile della storia d’Europa.
Queste minuscole creature combatterono contro i giganti del loro tempo. E il loro coraggio, la loro ingenua determinazione ottennero infine una vittoria inimmaginabile, segnando una pietra miliare nella lotta per i diritti del lavoro.
Una storia dimenticata, che merita di essere riportare alla luce, raccontata come una favola in cui poesia e ironia si mescolano esattamente come nella voce delle bambine.

Nessuno oggi si ricorda più chi erano le piscinine.Come nessuno più si immagina la durezza e la miseria del mondo in cui esse vivevano.
È una di quelle vicende di cui il tempo ha coperto le tracce. Di loro si conoscono solo pochi nomi e alcune frasi raccolte dai giornali dell’epoca.Eppure la loro storia ci parla in modo diretto e potente.
Forse perché le violente ingiustizie e le brucianti diseguaglianze del loro tempo sembrano prefigurare quelle verso cui sta andando il nostro. O forse perché il loro sciopero ci racconta che nessun diritto si conquista o si difende senza rischiare, senza mettersi in gioco, e che la strada per la democrazia è uno sforzo costante in cui non ci si può tirare indietro.
Allora narrare l’epopea di quelle anonime bambine, di quella piccola crociata persa tra le righe della grande storia, non è solo un curioso aneddoto, ma diventa una necessità.
Fermarci a osservare ciò che avveniva 120 anni fa non serve solo a capire il presente: ci insegna a costruire il futuro.
Una storia che vogliamo ricostruire soprattutto portando alla luce la vita di quelle piccole donne a cui, oltre agli altri, era stato portato via anche il diritto a essere bambine, e che hanno trovato nella comune solidarietà e nella lotta un riscatto umano e sociale.